59 - La Chiesa non teme la Cirinnà ma l'ICI.

31 gennaio 2016
La pagina é formata da tre articoli. Il primo di Francesca Bonfiglioli rappresenta lo stato di crisi della famiglia  italiana all'attualità. Il secondo di Marco Marzano avvia una riflessione sull'intreccio tra il (nuovo) modo governare di Renzi e gli esiti del voto in Parlamento nei rapporti tra chiesa e stato. Il terzo é la nostra conclusione così riassumibile: la chiesa vuole sconfiggere il governo Renzi perchè é sicura che se il Parlamento voterà il DDL Cirinnà, poi sarà la volta della ridiscussione di tutti i privilegi economici di cui gode la chiesa in Italia. Che é poi l'unico e vero interesse della gerarchia italiana.




Family Day, tutti i guai della famiglia tradizionale
Matrimoni e nascite in netto calo.
Genitori che picchiano e uccidono i figli.
Violenze su compagne e mogli.
È questo che vuole difendere la piazza teo-con?
di Francesca Buonfiglioli 30 Gennaio 2016

Sabato 30 gennaio «famiglie, docenti, lavoratori e studenti appartenenti all’ala conservatrice e cattolica della società sono scesi ancora una volta in piazza per difendere la famiglia tradizionale», si legge sul sito del Family Day 2016.

IN PIAZZA CONTRO IL DDL CIRINNÀ. Dopo l'aborto, la fecondazione eterologa e persino la 
fantasiosa teoria del gender, questa volta i catto-conservatori di destra e di centro scendono in piazza contro il ddl Cirinnà che definiscono una «legge ingiusta». Perché, si legge sempre sul sito, permetterebbe «l’unione di persone dello stesso sesso a discapito dell’“unicità del matrimonio quale unione tra un uomo ed una donna”».
E non da ultimo quella esotica stepchild adoption, cioè banalmente l'adozione del figlio della compagna/compagno. Il rischio è che con essa si legittimi - dicono gli ultrà della famiglia tradizionale e qualche prelato - l'utero in affitto o maternità surrogata.

LA BUFALA DELL'UTERO IN AFFITTO. Fingendo di dimenticare che questa pratica è già vietata nel nostro Paese dal comma 6 dell’articolo 12 della legge 40 che recita: «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a 1 milione di euro».
Ma qual è la famiglia tradizionale italiana che verrà difesa al Circo Massimo dalle insidie delle unioni gay e delle famiglie omogenitoriali?
Abbiamo provato a scattare una fotografia.
Matrimoni in calo: celebrati 4.300 riti in meno in un anno 
(© Ansa) Il Family day del 2015.
Prima di tutto va detto che sfogliando i dati Istat il matrimonio tra etero non è che vada più così di moda.
Nel 2014 si sono celebrate 189.765 nozze, 81.711 con rito civile (il 43,1%), 4.300 in meno rispetto al 2013.
Di queste, 142.754 sono state tra celibi e nubili italiani.
Veniamo poi alle rotture. Sempre nel 2014 le separazioni sono state 89.303 mentre i divorzi 52.335. Le prime in leggero aumento e i secondi in leggero calo rispetto al 2013 (+0,5%, -0,6%). 

LE ROTTURE CON FIGLI. Non solo. Il 76,2% delle separazioni e il 65,4% dei divorzi riguardano coppie con figli.
Bambini che, automaticamente, perderanno la loro famiglia tradizionale per vivere solo con un genitore o con il nuovo partner di mamma e papà e magari con nuovi fratelli.
Per dirla tutta, colpa anche della crisi economica, non sono più trend nemmeno la maternità e la paternità.
Nel 2014, le nascite sono calate a 509 mila, il minimo storico dall'Unità d'Italia. Rispetto al 2013 sono venuti al mondo 5 mila neonati in meno.
Una tendenza per la prima volta condivisa dalle mamme straniere e immigrate.
Violenza sulle donne: quasi 7 milioni di vittime (© Ansa)
Ma come si vive all'interno della famiglia tradizionale?
Non proprio benissimo.
Partiamo da mamme, sorelle, figlie e nonne.
In Italia, 6 milioni e 788 mila donne - il 31% delle 16-70enni - nel corso della vita hanno subito almeno una forma di violenza.

NEL 62,7% DEI CASI PARTNER O EX RESPONSABILI. Il 20,2% di violenza fisica, il 21% sessuale, mentre il 5,4% delle donne è stato vittima di stupri (652 mila donne) e tentati stupri.
A commettere le violenze più gravi non sono sconosciuti né tantomeno stranieri (con buona pace di Matteo Salvini), ma partner o ex.
Nel 62,7% dei casi, infatti, i responsabili sono loro.

IL 77% DEI FEMMINICIDI IN FAMIGLIA. In famiglia, purtroppo, si muore anche. Nel 2014 (dati Eures) si sono registrati 152 femminicidi, il 77% dei quali maturati nell'ambito familiare.
Più in dettaglio, il più alto numero di femminicidi (48, pari al 59,3%) è stato commesso dal coniuge o convivente mentre il 19,8% (16 vittime) da un ex.
Abusi sui bambini: oltre 5 mila casi nel 2014
Nel 2014 sono stati 39 i figlicidi in Italia.
La famiglia tradizionale sembra non tutelare nemmeno i bambini. Gli stessi che «non sono diritti», secondo il cardinal Angelo Bagnasco, e gli stessi per cui dice di battersi Giorgia Meloni.
Bene, nel 2014, secondo il dossier Indifesa di Terres des Hommes, si sono contate oltre 5 mila vittime di abusi, il 60% delle quali bambine.
Di questi 1.479 si sono consumati in famiglia.



TESTIMONI DI VIOLENZA. La violenza in famiglia non solo si subisce, ma si è costretti a guardarla in faccia.
Stando agli ultimi dati Istat disponbili del 2006, 690 mila donne hanno subito violenza dal parner alla presenza dei figli.
Il 62,4% delle vittime ha dichiarato che i figli hanno assistito a uno o più episodi di violenza. Nel 19,6% dei casi vi hanno assistito raramente, nel 20,2% a volte, nel 22,6% spesso.
Le donne che hanno subito violenza ripetutamente dal partner hanno anche dichiarato che nel 15,7% dei casi pure i figli hanno subito violenza dal padre: raramente nel 5,6% dei casi , a volte nel 4,9%, spesso nel 5,2% dei casi.


39 BIMBI UCCISI. L'essere 'tradizionale' purtroppo non impedisce a un genitore di uccidere il proprio figlio.
Nel 2014 i figlicidi sono stati 39, uno ogni 10 giorni. Ben il 77% in più rispetto al 2013 e in crescita costante rispetto agli ultimi 15 anni.
Per il rapporto Eures, ad aumentare sono soprattutto i figlicidi con vittime sotto i 14 anni, passati da nove nel 2013 a 24 nel 2014 (+166,7%).
Nel periodo 2000-2014 i bambini uccisi dal genitore sono stati 379. Il 61,5% dei delitti è stato messo in atto dal padre, contro il del 38,5% delle madri.
Davanti alle statistiche e ai numeri, sarebbe utile a questo punto capire quale «famiglia tradizionale» (ammesso che ne esista ancora una) il Family Day intenda difendere.






Family day, la doppia partita (fratricida)
di Marco Marzano | 29 gennaio 2016
Professore ordinario di Sociologia all'Università di Bergamo

Nel campo del Family Day si giocano almeno due battaglie. La prima è quella che la gerarchia cattolica combatte contro Matteo Renzi. Non per ragioni ideologiche ovviamente, ma solo perché il giovane premier si sta allargando moltissimo, pretende di governare il Paese come se fosse il suo giardino di casa, è diventato improvvisamente potentissimo e vorrebbe diventarlo ancor di più, spazzando via tutti i corpi intermedi che ne ostacolano o anche solo limitano l’ascesa. La Chiesa è di questi corpi forse il più influente e robusto e quindi Renzi sente la necessità di assestarle, con la legge sulle unioni civili, una robusta bastonata politica.
Il partito della nazione ha bisogno di un consenso ampio e di un solo leader, di un solo uomo al comando, mai disposto per sua natura ad accettare di subire ricatti o ipoteche politiche da chicchessia: sindacati, militanti, giornali, cardinali, eccetera. Per questo motivo, la necessità di scendere in campo è, per i vescovi, assoluta e il nemico attuale è ancora più forte e insidioso di quanto furono Prodi e Bindi ai tempi dei Dico.
I due “cattolici adulti” di allora governavano una maggioranza fragile e insicura e poterono essere rapidamente sostituiti da un governo graditissimo alle gerarchie cattoliche come l’ultimo guidato da Silvio Berlusconi. Ora quella possibilità non c’è più e lo spettro di un governo davvero forte che possa immaginare, seguendo il favore popolare e sulla scorta della legge Cirinnà, di attaccare la Chiesa su terreni per i vescovi molto più rilevanti di quello delle unioni civili come l’otto per mille o il finanziamento alle scuole cattoliche è per gli uomini della Cei un autentico tragico incubo.
Per questo i vescovi vogliono mostrare i muscoli a Renzi, mobilitare tutte le armate disponibili, ottenere qualche decisiva correzione della legge, minacciare il partito della nazione di sottrargli il proprio consenso. Immagino che anche il Pontefice si sia convinto che quella contro le unioni civili in Italia è una battaglia importante.
La frase severa pronunciata proprio nel cuore della discussione sulla legge Cirinnà di fronte al Tribunale della Rota Romana, “La Chiesa ha indicato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione” si presta a pochi equivoci e ha infatti immediatamente provocato l’adesione al Family Day, tra gli altri, di vescovi nominati da Bergoglio o comunque a lui molto vicini sui temi sociali come Zuppi (Bologna), Bassetti (Perugia) e Bregantini (Campobasso), tutti ormai sicuri di non ricevere dal pontefice nessuna sanzione per questo gesto.
Del resto, in questa occasione abbiamo trovato ulteriore conferma di quello che già sospettavamo: Francesco non ha cambiato, come egli stesso ha detto più volte, nemmeno una riga della dottrina sociale della Chiesa cattolica. Quello che egli ha fatto, questo lo diciamo noi, è semmai di spostare l’accento dai temi dell’etica individuale a quelli dell’impegno sociale. Ma come i primi erano già presenti, seppure in forma attenuata, nel magistero di Giovanni Paolo II e di Ratzinger (che non hanno mai amato, e l’hanno detto tante volte, né il capitalismo né il consumismo sfrenato), così i secondi non mancano nel magistero di Bergoglio, seppure in forma sinora meno marcata. Cambia l’accento, il dosaggio se volete, ma non certo la sostanza.
La seconda partita che si gioca al Family Day è quella tra il cattolicesimo progressista e quello conservatore. Quest’ultimo sembrava, nei primi tempi del papato di Francesco, fortemente indebolito e frastornato. Uno dei suoi leader, Kiko Arguello, era arrivato, in una precedente occasione, addirittura a polemizzare in piazza con il segretario della Cei Galantino: un segno di evidente e marcata debolezza.
Questa volta non succederà. I conservatori dimostrano di essere tornati pienamente alla ribalta e di essere indispensabili alla Chiesa, di essere coloro che rispondono prontamente e con entusiasmo ad una chiamata alle armi benedetta dal capo della Cei Bagnasco e da tanti suoi colleghi.
La verità è che senza di loro la Chiesa non esiste, non mobilita, scompare dalla scena politica e mediatica. Come scomparsi sono, e non da oggi, i progressisti, coloro che dovrebbero opporsi in qualche modo alle adunate retrograde e omofobe. Può darsi che ancora esistano in qualche lontana periferia ecclesiale, ma certo si guardano bene dal mostrarsi in pubblico o dal levare una voce critica verso la truppa reazionaria che marcia trionfante verso Roma. Si comportano ai tempi di Francesco come facevano in quelli di Wojtyla tacciono. Il loro è un silenzio assordante. Lo sente l’Italia intera.
Il Fatto Quotidiano, 29 gennaio 2016





La Chiesa teme l’approvazione del DDL Cirinnà
perché poi arriverà l’ICI ed qualcosa altro ben più grave

Davvero alla chiesa interessa la famiglia (italiana) intesa come dice Papa Bergoglio:”non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione” oppure quello ripetuto tre giorni dopo dallo stesso Bagnasco: “I bambini hanno diritto di crescere con un papà e una mamma. La famiglia è un fatto antropologico, non ideologico”. Punto di domanda?.
Si può dire proprio di no perché nella storia della chiesa (italiana) e dei suoi rapporti con lo stato, c’è sempre stato primariamente l’interesse economico da difendere ed una accettazione di tutto il resto, coniugata di inascoltate raccomandazioni e precetti che nessuno ha mai ascoltato, tranne quelli che erano incapaci di prestarsi altrimenti.
Dopo lo schieramento  in piazza dei laici e dei cristiani ortodossi, il problema per la chiesa è che se dopodomani il Parlamento italiano voterà con una maggioranza trasversale il DDL Cirinnà –che sia una maggioranza schiacciante piuttosto che una differenza di poche unità- per la chiesa italiana si apre uno scenario drammatico sotto il profilo economico.
Ci sarà l’ICI o come verrà chiamata. Ci sarà una consistente riduzione dei finanziamenti alla scuola privata (che in Italia è sinonimo di cattolica). Ci sarà un “messa in riga” di tutto quel mondo del volontariato che –sicuramente anche positivo- assorbe la generosità di  migliaia di finanziatori pubblici (enti locali e fondazioni bancarie) e privati (che poi scontano).
Quindi il problema per la chiesa non sono le nuove famiglie che potrebbero “essere autorizzate” a crearsi; non sarà neppure la fumosa stepchild adoption (in Italiana oggi sono meno di 8000 famiglie ad essere interessate); non saranno neppure le questioni economiche (pensioni di reversibilità) nelle nuove famiglie; nemmeno i problemi economici delle famiglie che sono stati messi di mezzo da Bagnasco come l’ultima scoperta dell’acqua calda.

La chiesa italiana sa benissimo che il rafforzamento del governo Renzi significa un suo (della chiesa, non di Renzi) ridimensionamento non etico ma economico.
Significherà davvero un “Tevere più largo” senza con questo immaginare degli espropri napoleonici.
Del resto abbiamo avuto certezza dell’opacità e durezza (per non usare il termine cattiveria) della chiesa nella lunga e non ancora conclusa nella vicenda dello IOR  e della “insensibilità” della casta vescovile e cardinalizia sia verso lo stile adottato da Papa Bergoglio. Dell’assoluto menefreghismo sfociato in episodi tragico comico-esiliranti come la storia dell’appartamento del card. Bertone ( e della maggioranza dei suoi colleghi  che risiedono non solo a Roma).





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