57 - Gli errori dell'Ue a trazione tedesca sui migranti.






 29 gennaio 2016



CHI SIAMO 
VERAMENTE 

Lucio Caracciolo, 
LaRepubblica 29 gennaio 2016 

È nelle crisi che riveliamo chi siamo. C’è da temere per il nostro futuro, se siamo quelli che sembriamo essere oggi. SEGUE A PAGINA 31 POLCHI E TARQUINI ALLE PAGINE 2 E 3 STRETTI nella morsa della crisi migratoria e della minaccia terroristica — spesso assurdamente presentate come due facce della stessa medaglia — c’è da temere non tanto per il futuro dell’Unione Europea: che fosse un guscio vuoto, senz’anima né orgoglio, era già evidente prima di questa doppia sfida. In questione è ora il carattere delle nostre democrazie. Nessuna esclusa. Più precisamente: che ne è dei valori di libertà e di tolleranza ricamati nelle nostre costituzioni e fieramente esibiti al mondo come paradigma di civiltà? È la cronaca che ci impone questa dolorosa interrogazione. Ieri il governo di Stoccolma ha annunciato che rispedirà in patria — una patria ridotta a cumulo di macerie — ottantamila richiedenti asilo. Eppure la Svezia è una delle più solide democrazie continentali, che ha sempre generosamente accolto migranti d’ogni colore. E dove fino allo scorso anno il centrodestra affrontava in campagna elettorale la questione migratoria con lo slogan “Aprite i vostri cuori!”. Oggi non salterebbe in mente nemmeno alla sinistra. La pulsione xenofoba, particolarmente diffusa tra Mar Baltico e Mar Nero — la fascia continentale più sfidata da imponenti flussi migratori — investe persino le due maggiori democrazie continentali: Francia e Germania. A Parigi, un governo di sinistra, nel finora malriuscito tentativo di sottrarre consensi al Fronte Nazionale, si spinge a rivedere la Costituzione in senso securitario sull’onda emotiva delle stragi del 13 novembre. Le dimissioni del ministro della Giustizia Christiane Taubira — contro la proposta revoca della nazionalità ai cittadini con doppio passaporto, nati in Francia e colpevoli di terrorismo — sono un’eccezione che non modificherà la regola. A Berlino, dopo i fatti di Colonia i sondaggi danno Alternativa per la Germania ben oltre il 10 per cento: nel prossimo Bundestag avremo per la prima volta dopo la fine della Seconda guerra mondiale una forte destra ipernazionalista e antieuropea. Con cui la signora Merkel, sotto tiro nel suo stesso partito per l’iniziale apertura ai migranti, dovrà fare necessariamente i conti. In tutta Europa vige ormai la prassi dello scaricamigrante, secondo una rigorosa direttrice Nord-Sud. Chi sta più a Settentrione cerca di bloccare il migrante — per quattro quinti profughi in fuga da Siria, Iraq, Afghanistan e altre zone di guerra — per rispedirlo al vicino meridionale. Un quarto di secolo dopo l’abbattimento del Muro di Berlino risorgono barriere fisiche e informali, dal filo spinato ai cordoni di polizia ed esercito. Schengen è di fatto sospesa in una mezza dozzina di Paesi. L’Unione Europea rischia di trasformarsi in arcipelago di ghetti. Incomunicanti e ostili. In alcune cancellerie europee si dibatte su come trasformare la Grecia in gigantesco campo profughi, cacciandola dal sistema Schengen visto che non siamo (ancora) riusciti ad espellerla dall’eurozona. Qualcuno propone di affondare le barche dei migranti. Dovunque latita una strategia di medio periodo e si preferisce trattare questo dramma quasi fosse un’emergenza, non per quello che è: parte decisiva della nostra vita di qui al futuro prevedibile. Nessun leader politico pare disposto a considerare un’alternativa razionale all’attuale deriva securitaria. Per esempio selezionare nei Paesi di frontiera con l’Unione Europea, a cominciare dalla Turchia, chi ha diritto ad essere accolto come rifugiato in casa nostra e chi invece non può aspirarvi. Ricevendo civilmente i primi e remunerando adeguatamente i paesi esterni all’Ue che dovranno continuare a ospitare diversi milioni di donne, bambini e uomini. I quali non hanno più casa loro e difficilmente ne avranno un’altra. Nelle prossime settimane il clima è destinato a peggiorare. Sta infatti per scattare, salvo ripensamenti improbabili, la nuova spedizione militare franco-britannica-americana, con qualche partecipazione italiana, in quel che resta della Libia. Obiettivo: sradicarvi lo Stato Islamico. Il quale non aspetta di meglio per ostentarsi campione della resistenza libica contro i crociati occidentali. E per scatenare le sue cellule europee contro gli “invasori”. Gettando nuova benzina sul fuoco delle xenofobie nostrane, in un circuito perverso di azioni e reazioni irrazionali. La storia dimostra che l’angoscia collettiva è un mostro difficilmente addomesticabile. Ma rinunciare a combatterlo, per chi si professa democratico e liberale, equivale al suicidio politico. Quello cui si sta dedicando con ammirevole acribia buona parte della sinistra europea. 

Gli errori dell'Europa a trazione tedesca sui migranti



Mai errore politico maggiore è stato quello della Merkel quando ha deciso di accogliere tutti i profughi che fuggivano dal MO e nord Africa. Quello che è stato sbolognato come un grande atto umanitario per il quale il mondo intero s’è spellato rapidamente le mani in applausi è stato foriero di drammi umanitari e politici che un minimo di buonsenso avrebbe fatto facilmente immaginare. Era evidente che dopo dieci anni di fughe dal nordAfrica via mare dalla Libia all’Italia (con le tragedie degli annegamenti collegate che erano ben note anche a chi rischiava la propria vita) l’idea di arrivare «via terra» dalla Siria e dall’Iraq in Turchia, Grecia, Balcani e poi Austria Germania per approdare poi anche nei paesi nordici e Inghilterra diventava «immediatamente» la scelta prioritaria per fuggire dalla guerra fame miseria malattie. Per cercare altrove dappertutto un futuro migliore: che é UN diritto fondamentale di ciascuna persona. L’idea della Merkel si è rivelata immediatamente gravida di pericoli perché il milione di profughi che in qualche modo e in breve tempo avrebbero attraversato Turchia Grecia Balcani Austria per passare in Germania e da li dirigersi verso mete finali (ben conosciute dapprima) avrebbero creato moltissimi problemi nei paesi attraversati anche perché oltre l’emergenza immediata (dar da mangiare curare alloggiare trasportare custodire) c’era da mettere in conto che un certo numero di quei profughi si sarebbe «spalmato» anche in quei paesi gran parte dei quali in gravissima crisi economica e con governi reazionari pericolosissimi. Infatti le reazioni che si sono succedute e si stanno ancora creando (nei paesi attraversati) dimostra che l’improvvisazione «formalmente generosa» della Merkel faceva e fa parte del «modo» tutto tedesco, tutto merkeliano, di intendere il governo dell’Europa: «in Europa comanda la germania e gli altri si arrangino». Ed infatti si stanno «arrangiando» tutti. Chi col filo spinato, chi col sequestro dei pochi beni dei profughi, chi col distinguo «profughi politici si, profughi economici no», chi rimpatriando (senza nemmeno immaginare il casino che si tireranno addosso). L’Europa a trazione Merkel si sta dimostrando ancora una volta non all’altezza della sua storia e della propria cultura e nemmeno di certi aspetti drammatici che furono insieme alle guerre passate. Un non essere all’altezza non solo perché non ha saputo immaginare prevedere organizzarsi davanti agli esiti drammatici delle c.d. primavere arabe, ma molti stati europei hanno contribuito ad accentuare gli esiti drammatici di quei fatti, pagandone il fio con le stragi in Spagna Francia Inghilterra (per stare nel nord del Mediterraneo) oppure con quell’interminabile «funerale» che appellammo «Mare Nostrum». L’Europa però oltre a non avere avuto uno straccio di idea sul «post rivoluzioni arabe» lasciandole difatto affondare in un mare di sangue e di profughi, ha fatto il doppio triplo gioco perché faceva guerra per portare la democrazia, vendeva armi a governi pseudo legittimi ed armi ai ribelli, comprava petrolio e gas da governi legittimi e ribelli di ogni sorta ed alla fine s’è ritrovata in casa 1-2 milioni di persone senza sapere che farne. Adesso non si può più riavvolgere il cinema. Adesso siamo alla tragedia ed al rimedio per ridurre il male, il dolore. Adesso molte nazioni europee devono fare i conti strette tra la crisi economica, il terrorismo, i clandestini, i possibili regolari, le guerre tra nord Africa, Medio Oriente, centro Africa e l’avvento di governo di destra se non apertamente fascio-nazisti.

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