43 - Sulle unioni civili (1)

Stop sulle unioni civili 
Trenta cattolici dem: 
"Adozioni via dal testo". 

Anche laici tra i sostenitori. I renziani: giù i toni. Al Senato voti sempre più risicati di GOFFREDO DE MARCHIS 14 gennaio 2016 "Non laceriamo il Paese". "Dotiamoci di uno spirito largo e di uno sguardo lungo". È successo quello che Matteo Renzi e il Partito democratico volevano a tutti i costi evitare: che nella trattativa complessa e delicata sulle unioni civili, a pochi giorni dall'arrivo in aula della legge, una delle anime del Pd ponesse delle condizioni sul riconoscimento dei diritti delle coppie gay. Si muove infatti l'ala cattolica e stavolta mette nero su bianco il suo "manifesto" per modificare profondamente il disegno di legge Cirinnà, a partire dal tema più spinoso della stepchild adoption. Nel testo si scrive chiaramente che questa norma va stralciata e "rinviata ad una riforma più organica degli istituti paragenitoriali". Adesso i sostenitori delle unioni civili e dell'adozione vivranno l'iniziativa di un gruppo di cattolici, che alla Camera hanno già raggiunto le 30 firme, come una sfida diretta. Le posizioni possono irrigidirsi e il breve slittamento di due giorni (al Senato la proposta arriva il 28 anziché il 26) potrebbe non bastare per sanare la frattura, sebbene nel "manifesto" si confermi la volonta del dialogo, di "uno spirito unitario " e si riconosca, anche in chiave autocritica, che "l'intervento legislativo è doveroso per mettere fine ai troppi ritardi e rinvii accumulatisi nel tempo". La "nota" è promossa da Alfredo Bazoli, che rappresenta i cattolici al tavolo del Pd, e da Ernesto Preziosi, ex vicepresidente dell'Azione cattolica. Tra i 30 firmatari ci sono fedeli (Teresa Guccione) e laici. Per esempio, il siciliano Franco Ribaudo, ex comunista ed ex dirigente della Cgil. Ma alcuni rifletteranno nella notte e anche il bersaniano Andrea Giorgis, costituzionalista, esprime qualche dubbio giuridico sulla stepchild. Naturalmente nell'elenco, che sarà diffuso oggi, compaiono molti renziani, così come tra i 25-30 senatori che hanno preparato un emendamento per l'affido rafforzato. Il testo dei deputati serve a consolidare la posizione dei contrari a Palazzo Madama. Cosa chiedono i cattolici? Una "riformulazione più coerente degli articoli 2, 3 e 4" per evitare "pedissequi" richiami al codice civile sul matrimonio, cioè un'equiparazione. Le unioni civili devono essere ben distinte dalle nozze. Un riferimento in premessa all'articolo 2 della Costituzione. Ovvero: alle coppie gay sono riconosciuti i diritti personali ma non quelli degli sposati. Infine, lo stralcio dell'adozione oppure la sua "sostituzione" con soluzioni "che garantiscano la piena tutela dei minori". Il punto è non "legittimare o incentivare" l'utero in affitto che nel manifesto viene definito un "comportamento gravemente antigiuridico ". Non è un ultimatum, ma ci sono passaggi che hanno il tono dell'appello finale: "È dovere del legislatore farsi carico dell'obiettivo di non lacerare il Paese e di evitare che le leggi sui diritti civili subiscano cambiamenti ad ogni avvicendamento delle maggioranze politiche". Può darsi che il "manifesto" serva, come dice Walter Verini, a piantare delle "bandierine" facilmente superabili. Può forse accelerare l'ipotesi di una mediazione conclusiva per non arrivare al Senato in ordine sparso. Se lo augura la cattolica Flavia Nardelli che non ha voluto firmare il documento proprio per scongiurare nuove guerre ideologiche. Ma i numeri sono molto fragili per i tifosi del ddl Cirinnà e in queste stesse ore si riuniscono i parlamentari che organizzano il Family day di Piazza San Giovanni il 30 gennaio. Ieri erano circa 60, di Ncd, Lega, Forza Italia, Udc e con la presenza di alcuni grillini. Senza 30 dem e senza i 36 centristi di Alfano, a Palazzo Madama, potrebbero non bastare nemmeno i 5stelle per superare l'ostacolo dei molti voti segreti, in particolare sulla stepchild adoption. A Palazzo Chigi non è ancora cominciato l'esame dei numeri, che verrà affidato al solito a Luca Lotti, ma si fa strada l'idea che l'unico modo per portare il Pd e la maggioranza compatti in aula sia lo stralcio delle adozioni con l'impegno a non buttare la palla in tribuna ma ad attivare subito la legge sulle adozioni. Del resto anche i verdiniani sono divisi. Denis Verdini è favorevole alle adozioni (e motivando la sua scelta usa spesso l'immagine di un improbabile coppia tra lui e un suo collaboratore), ma D'Anna ha annunciato il no. "L'importante è portare a casa le unioni civili, è il vero risultato ", dicono i renziani più vicini al premier. Ma al Senato è partita una rivolta rispetto all'ipotesi dello stralcio. "Tornare indietro mette a rischio la tenuta del Pd e l'approvazione della legge. Ok la libertà di coscienza ma niente stravolgimenti", avverte il giovane turco Francesco Verducci. Per Preziosi invece è "in gioco l'identità plurale del Pd". Due visioni diverse non solo sui diritti ma sul partito.
La stepchild adoption. 




Questo istituto giuridico in Italia esiste già dal 1983, ma viene applicato solo alle coppie eterosessuali. Il ddl Cirinnà invece punta a estenderlo anche a quelle omosessuali, dopo le sentenze del Tribunale dei Minori di Roma di ALESSANDRO SIMEONE* La stepchild adoption non è né una novità, né una prerogativa gay. Esiste in Italia dal 1983 (L. 184/1983) e permette l'adozione del figlio del coniuge, con il consenso del genitore biologico, solo se l'adozione corrisponde all'interesse del figlio, che deve dare il consenso (se maggiore di 14 anni) o comunque esprimere la sua opinione (se di età tra i 12 e i 14). L'adozione non è automatica ma viene disposta dal Tribunale per i minorenni dopo un accurato screening sull'idoneità affettiva, la capacità educativa, la situazione personale ed economica, la salute e l'ambiente familiare di colui che chiede l'adozione. L'adozione da parte del convivente. Sino al 2007, era ammessa solo per le coppie sposate: il Tribunale per i minorenni di Milano prima e quello di Firenze poi, hanno esteso questa facoltà anche ai conviventi eterosessuali, ritenendo, in quei due casi, che fosse interesse del minore che al rapporto affettivo fattuale corrispondesse anche un rapporto giuridico, consistente in diritti ma, soprattutto,doveri. L'orientamento sessuale non impedisce l'adozione. Nel 2014 e nel 2015, il Tribunale per i minorenni di Roma, ribadendo il principio giuridico consolidato e in linea con tutta la giurisprudenza italiana (dai Tribunali alla Cassazione) ed europea, ha sancito che l'orientamento sessuale dell'adottante non può costituire un elemento ostativo alla stepchild. In entrambi i casi il Tribunale aveva verificato, con estrema attenzione, che la convivente donna della mamma biologica non solo aveva maturato un legame affettivo intenso con il minore, ma aveva tutte le carte in regole per poter essere un buon genitore anche sotto il profilo giuridico (visto che già lo era nella pratica di tutti i giorni); capacità genitoriali (sembra un'ovvietà) che non potevano certo essere invalidate dall'orientamento sessuale. Le adozioni gay all'estero. Le coppie same-sex possono accedere alla stepchild come all'adozione piena (cioè di minori che non hanno legami biologici con nessuno degli adottanti) in: Andorra, Australia (tre stati), Argentina, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Danimarca, Francia, Finlandia (dal 2017), Islanda, Irlanda, Israele, Lussemburgo, Malta, alcune province del Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Porto Rico, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti (eccezion fatta per il Mississippi), Sudafrica, Svezia, Uruguay. In alcuni stati dell'Australia, in Germania, Estonia, Slovenia, Guiana francese, e in futuro in Svizzera, invece, tutte le coppie omosessuali non hanno accesso all'adozione piena ma solo alla stepchild. Il progetto di legge Cirinnà. Il ddl Cirinnà prevede (art. 5) la stabilizzazione della sopra indicata linea giurisprudenziale: se approvata, il componente dell'unione civile continuerà ad avere la facoltà di chiedere l'adozione del figlio biologico del partner; sarà sempre necessario il consenso del genitore biologico e sarà sempre il Tribunale per i minorenni a stabilire -caso per caso- se l'adottante ha le carte in regola e se l'adozione corrisponde all'interesse del figlio. Eventuali modifiche dell'art.5, dunque, (l'affido rafforzato, ad esempio) avrebbero dunque come effetto non quello di bloccare una novità ma di impedire solo agli omosessuali di continuare a fruire di un istituto già esistente. Fuori luogo – o frutto di palese ignoranza giuridica- sono le polemiche sull'utero in affitto: pratica che, utilizzata per lo più dalle coppie eterosessuali, è sanzionata penalmente e che di certo non sarebbe scoraggiata dal negare ai figli della famiglie arcobaleno la protezione giuridica di cui hanno bisogno. *(avvocato specializzato in diritto di famiglia). Il Familiarista.it, il portale tematico di Giuffrè Editore realizzato per gli avvocati e i magistrati specializzati in diritto di famiglia, risponde sui temi relativi a separazioni, divorzi, affidamento dei figli, successioni, rapporti patrimoniali, adozioni.

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