Chi combatte in
Siria oggi?
Un riassunto della
situazione
Lorenzo Marinone 30
dicembre 2015
La Siria è un groviglio di milizie, fazioni,
coalizioni estemporanee. Difficile seguire i mutamenti di alleanze, comprendere
gli orientamenti ideologici e gli obiettivi di ciascuna sigla. Il conflitto
iniziato ormai 5 anni fa si è rivelato un vero ginepraio. Ecco quindi una breve e sintetica guida ai
gruppi combattenti più importanti attivi oggi in Siria.
Stato Islamico
Lo Stato Islamico (IS) nasce dall’esperienza di al-Qaeda in Iraq,
l’organizzazione guidata dal giordano Abu Musab al-Zarqawi, all’indomani dell’invasione americana del
2003. È conosciuto anche come Stato Islamico d’Iraq e del Levante (ISIS o
ISIL); nei paesi arabi è usato anche il termine dispregiativo Daesh. È guidato
da Abu Bakr al-Baghdadi,
autoproclamatosi Califfo col nome di Ibrahim. Il gruppo ha fatto della lotta
jihadista contro gli infedeli (kuffar), contro chi considera reo di
apostasia (takfir), la sua bandiera. L’IS ha portato a compimento un processo di territorializzazione già
visibile negli ultimi anni in molte cellule locali di al-Qaeda. A
differenza dell’al-Qaeda delle origini, più attenta all’ortodossia ideologica
che a proporre concrete alternative alle popolazioni locali, l’IS ricerca
e ottiene fin da subito un capillare controllo del territorio attraverso il suo apparato militare, un’amministrazione proto-statale ramificata e
l’uso accorto e raffinato della propaganda.
La scissione da al-Qaeda risale a inizio 2014.
Già dal 2013, grazie a una sapiente politica di alleanze locali con le tribù sunnite di Anbar(Iraq
occidentale), inserendo ai suoi vertici ex esponenti iracheni del partito Baath e sfruttando il
caos iracheno e il conflitto civile in Siria, il gruppo è riuscito a
conquistare un territorio oggi esteso quanto la Gran Bretagna in cui vivono
oltre 6 milioni di persone. La sua strategia è stata sintetizzata nella formula “durare ed
espandersi”. I suoi proventi derivano daisoldi custoditi nelle banche conquistate negli ultimi anni,
dalle tasse che
raccoglie sul territorio, dal traffico
di petrolio (commercia con il regime, saltuariamente con alcuni
gruppi ribelli, si affida a intermediari per i traffici verso Turchia,
Giordania e Kurdistan iracheno) e di manufatti archeologici.
Si stima che i combattenti dell’IS siano al massimo 80.000, di cui circa 30.000 stranieri (i
cosiddetti foreign fighters). I successi militari e la forte presa
esercitata sui seguaci dell’organizzazione ha reso l’IS un vero e proprio brand,
in concorrenza diretta con al-Qaeda. Da fine 2014 altri gruppi hanno richiesto
l’affiliazione all’IS, che ad oggi vanta franchise in
Nigeria, Algeria, Libia, Egitto, Arabia Saudita, Yemen, Caucaso, Afghanistan,
Pakistan.
Jaysh al-Fatah (Esercito
della Conquista)
Coalizione-ombrello che riunisce diversi gruppi ribelli islamisti di diverso
orientamento politico e religioso, in uno spettro che va dall’islamismo
politico della Fratellanza Musulmana, all’estremismo salafita,
all’ideologia prettamente jihadista. Nata a marzo 2015, è riuscita a infliggere una serie di pesanti
sconfitte all’esercito lealista di Bashar al-Assad, occupando l’intera provincia di Idlib (nord-ovest
della Siria) e spingendosi a ridosso di Latakia, roccaforte del regime. La
coalizione è attiva anche nelle aree di Aleppo, Hama, Homs. In lotta tanto contro il regime quanto contro
i curdi di Efrin e l’IS, è il principale bersaglio dei bombardamenti
russi.
I componenti
principali di Jaysh al-Fatah (JaF), per capacità militari e
peso politico in seno all’alleanza, sono Jabat al-Nusra e Ahrar
al-Sham. Altri gruppi minori sono Liwa al-Haqq, Jund al-Aqsa, Jaysh al
Sunna, Ajnad al Sham. Si stima che il numero di combattenti si aggirasse
inizialmente intorno ai 12-15.000, oggi verosimilmente aumentato. JaF ha ricevuto finanziamenti da Arabia
Saudita, Qatar e Turchia. Nella seconda metà del 2015 si sono
moltiplicate le voci di gravi
frizioni in seno alla leadership della coalizione, dovute ad agende
politiche divergenti e a considerazioni tattiche di segno opposto. Lo scontro
maggiore sarebbe avvenuto fra Jabat al-Nusra e Ahrar al-Sham.
Jabat al-Nusra li-Ahli al-Sham (Fronte del
Supporto per il Popolo del Levante)
Meglio conosciuto come Fronte al-Nusra (JaN), il
gruppo guidato da Abu Muhamad
al-Golani è la filiale
ufficiale di al-Qaeda in Siria. Creato
all’inizio del 2012 su ordine di Ayman al-Zawahiri, il
successore di Osama bin Laden alla guida di al-Qaeda, ha come obiettivo principale la creazione di un
emirato islamico in Siria. Oltre alla componente militare, JaN ha
sviluppato una forte propensione verso il proselitismo (dawa), che si esplicita tramite la
fornitura dei servizi essenziali alla popolazione e l’amministrazione
politico-giudiziaria del territorio. Dopo la rottura con l’IS, con cui era stato alleato, JaN ha lasciato le
aree centrali della Siria (Raqqa, Deir ez-Zour) per stabilirsi nella provincia
di Idlib. L’abilità
militare dei suoi componenti e la buona disponibilità di armamenti pesanti ne
ha fatto il perno della coalizione JaF e un punto di riferimento per molti combattenti stranieri, tra cui
vanno segnalate alcune brigate composte da miliziani del Caucaso e dell’Asia
Centrale. Il gruppo è attivo anche nel sud-ovest della Siria (Quneitra, Daraa),
con alleanze a geometria variabile con il Fronte del Sud.
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Harakat Ahrar al-Sham al-Islamiyya (Movimento
islamico degli Uomini Liberi del Levante)
Noto più semplicemente come Ahrar al-Sham (AaS), il gruppo ha strettamente intrecciato la sua lotta a
quella di al-Nusra, dunque con l’ideologia qaedista. Nonostanterecenti
tentativi di accreditarsi come fautore di un islamismo politico
dai toni moderati (sia per ottenere finanziamenti e supporto militare
dall’estero, sia per non venire estromesso dall’agone politico al termine della
guerra civile), AaS può essere identificato come unmovimento estremista salafita. Insieme a decine di altre brigate
fa parte della coalizione Fatah Halab. Ad ottobre 2015 il gruppo ha subìto
un’importante scissione: la fazione più
moderata ha dato vita a Jaysh al-Sham. Secondo alcuni osservatori, per i toni concilianti
verso la parte più laica dell’opposizione ad Assad e i buoni rapporti con
alcune potenze regionali, il gruppo potrebbe fungere da “ponte” e migliorare il
coordinamento tra le diverse anime dell’eterogeneo fronte ribelle. Ma per altri
si tratta solo di un’operazione di facciata.
Coalizioni anti-regime di Aleppo
Nella seconda metà del 2015 le diverse milizie ribelli
attive nell’area di Aleppo si
sono coalizzate in due principali “sale operative”: Fatah Halab o Conquista di Aleppo e Ansar al-Sharia o Sostenitori della Sharia (a
destra il logo di quest’ultima). Con l’intervento della Russia a fianco di
Assad e l’aumento della pressione su Aleppo, queste due coalizioni si sono
ritagliate un ruolo di primo piano
nei combattimenti, sia contro il regime che contro l’IS. Non esistono
confini netti fra i due gruppi: alcune milizie partecipano in entrambi. La
differenza più evidente è l’esclusione
da Fatah Halab del Fronte al-Nusra, che rappresenta invece il nerbo di
Ansar al-Sharia. Quest’ultima raccoglie diverse milizie che in passato hanno
combattuto a fianco dei
qaedisti. Fatah Halab, invece, comprende anche alcune tra le più
importanti brigate turcomanne (come Sultan Murad), apertamente appoggiate dalla Turchia. Il prosieguo
delle operazioni di questa coalizione sembra legato al mantenimento delcanale di rifornimento diretto con la Turchia,
lungo la tratta Kilis-Azaz-Marea-Aleppo.
Jabat al-Janoubia (Fronte del Sud)
Nato all’inizio del 2014, il Fronte del Sud (FS) raccoglie
circa50 piccole milizie variamente
eredi dell’ormai defunto Esercito Siriano Libero, la prima grande
coalizione ribelle anti-Assad. È attivo principalmente nelle aree di Quneitra, Daraa e Sweida; costituisce
il principale raggruppamento
ribelle nel sud della Siria. Non è strutturato in modo rigido,
piuttosto la sua azione si sviluppa come un coordinamento e unafluida creazione di alleanze momentanee tra
le diverse milizie. Occasionalmente, alcuni suoi componenti hanno
lanciato offensive congiunte insieme al Fronte al-Nusra. Il FS riceve supporto finanziario, militare e
logistico dall’Occidente e da numerosi paesi arabitramite il Centro di
Operazioni Militari di Amman in Giordania. Ha tra le sue priorità il ripristino
delle normali funzioni amministrative e giudiziarie sul territorio, con una
strategia chemira a costruire una
solida base di supporto tra la popolazione.
Jaysh al-Islam (Esercito dell’Islam)
Gruppo ribelle di orientamento islamista-salafita passato attraverso diversi mutamenti e alleanze, dal 2013 ha la fisionomia
attuale. Raccoglie sotto un’unica bandiera circa 50 milizie minori. Il leader
storico del gruppo, Zahran Alloush,
è stato ucciso in un raid russo alla fine del 2015. La zona di operazioni
principale è Damasco, nei
quartieri di Douma e Ghouta est, ma ha partecipato insieme a JaF
nell’offensiva su Idlib e Jisr al-Shugur nel 2015, schierandosi quindi di
fianco al Fronte al-Nusra e Ahrar al-Sham.Il principale finanziatore estero del gruppo è l’Arabia Saudita. Secondo alcuni
osservatori, l’orientamento salafita di Jaysh al-Islam può
costituire un argine al più estremo richiamo alla jihad di al-Nusra. Tuttavia
le reali intenzioni del gruppo sono dubbie, come molto discussa è stata la figura di Alloush e l’impronta
che ha dato ai vertici del gruppo.
Syrian Democratic Forces (Forze Siriane
Democratiche)
Coalizione nata alla fine del 2015 nel nord-est della Siria, con l’obiettivo dichiarato di contrastare l’IS.
La maggior componente militare è inquadrata nell’YPG e nell’YPJ, lemilizie curde legate al partito
curdo-siriano Pyd e al Pkk. LeSyrian Democratic Forces (SDF)
sono state costruite attorno a un raggruppamento precedente chiamato Burkan al-Furat(Vulcano dell’Eufrate),
che riuniva alcune brigate del vecchio Esercito Siriano Libero (Liwa Thuwar
Raqqa, Jaysh al-Thuwar) e le forze curde. Attualmente combattono sotto questa
etichetta anche milizie turcomanne e altre arabe (al-Sanadid, legata all’influente tribù Shammar). Godono dell’appoggio esplicito degli Stati Uniti (armi,
consiglieri militari, logistica, supporto aereo) e rappresentano per la Coalizione Internazionale la principale forza sul
campo nella lotta all’IS. Le SDF non combattono contro Assad, che mantiene alcuni importanti
capisaldi ad Hasakah e Qamishli.
Esercito Arabo Siriano
L’esercito regolare della Siria. Nonostante potesse
contare sullasupremazia aerea e
su buoni armamenti, dall’inizio del 2015 si è rivelato in seria difficoltà nel
contenimento dei diversi gruppi ribelli arrivando a controllare solo un quarto dell’intero
territorio nazionale. Composto inizialmente da circa 300.000 uomini, a
causa del prolungato conflitto e delle numerose defezioni si stima che il numero di effettivi sia ora
dimezzato. Oltre ai reparti speciali (le famigerate Shabiha, le National
Defense Forces), l’esercito di Assad gode di un vasto sostegno garantito da Russia, Iran e il
gruppo libanese Hezbollah.
La Russia è
intervenuta militarmente a fianco di Assad nel settembre 2015, dando il via a
una campagna di bombardamenti contro le milizie ribelli nell’ovest della Siria.
L’obiettivo principale nel breve periodo è consolidare e mettere in sicurezza il regime nell’area costiera di
Latakia e lungo l’asse Damasco-Aleppo, scongiurando il collasso del
residuo di struttura statuale ancora in piedi e soprattutto dell’esercito,
nonché la perdita di un prezioso alleato nella regione.
L’Iran ha
garantito il suo sostegno attraverso i reparti specializzati nelle operazioni
all’estero (laForza Qods del
generale Soleimani) e tramite decine
e decine di milizie sciite, principalmente provenienti dall’Iraq.
Determinante già dal 2013 è stato l’apporto del gruppo libanese Hezbollah, che continua a partecipare
alle principali offensive dell’esercito regolare. Secondo alcuni osservatori, a
guidare numerosi reparti dell’esercito siriano sarebbero comandanti iraniani e
di Hezbollah, sicché il ruolo e il
reale potere di Assad sarebbero fortemente ridimensionati.
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Photo credit. La mappa è
curata e aggiornata ogni due settimane sul suo profilo twitter da@arabthomness.
Chi è Lorenzo Marinone
Giornalista, è caporedattore della sezione Medio Oriente
del quotidiano online East Journal. Collabora come analista di relazioni
internazionali su Medio Oriente e Nord Africa con il Centro Studi
Internazionali e con Osservatorio di Politica Internazionale. Ha collaborato
con Il Manifesto, rinnovabili.it, Eco dalle Città. Ha un Master in Peacekeeping
and Security Studies, conseguito all'Università di Roma Tre, e una laurea
magistrale in filosofia, conseguita all'Università di Torino, con lode. E' nato
nel 1987, vive a Roma. Parla inglese e francese e studia arabo.
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