38 - Chi combatte oggi in Siria.

Chi combatte in Siria oggi?
Un riassunto della situazione

Lorenzo Marinone 30 dicembre 2015

La Siria è un groviglio di milizie, fazioni, coalizioni estemporanee. Difficile seguire i mutamenti di alleanze, comprendere gli orientamenti ideologici e gli obiettivi di ciascuna sigla. Il conflitto iniziato ormai 5 anni fa si è rivelato un vero ginepraio. Ecco quindi una breve e sintetica guida ai gruppi combattenti più importanti attivi oggi in Siria.

Stato Islamico

Lo Stato Islamico (IS) nasce dall’esperienza di al-Qaeda in Iraq, l’organizzazione guidata dal giordano Abu Musab al-Zarqawi, all’indomani dell’invasione americana del 2003. È conosciuto anche come Stato Islamico d’Iraq e del Levante (ISIS o ISIL); nei paesi arabi è usato anche il termine dispregiativo Daesh. È guidato da Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamatosi Califfo col nome di Ibrahim. Il gruppo ha fatto della lotta jihadista contro gli infedeli (kuffar), contro chi considera reo di apostasia (takfir), la sua bandiera. L’IS ha portato a compimento un processo di territorializzazione già visibile negli ultimi anni in molte cellule locali di al-Qaeda. A differenza dell’al-Qaeda delle origini, più attenta all’ortodossia ideologica che a proporre concrete alternative alle popolazioni locali, l’IS ricerca e ottiene fin da subito un capillare controllo del territorio attraverso il suo apparato militare, un’amministrazione proto-statale ramificata e l’uso accorto e raffinato della propaganda. La scissione da al-Qaeda risale a inizio 2014.
Già dal 2013, grazie a una sapiente politica di alleanze locali con le tribù sunnite di Anbar(Iraq occidentale), inserendo ai suoi vertici ex esponenti iracheni del partito Baath e sfruttando il caos iracheno e il conflitto civile in Siria, il gruppo è riuscito a conquistare un territorio oggi esteso quanto la Gran Bretagna in cui vivono oltre 6 milioni di persone. La sua strategia è stata sintetizzata nella formula “durare ed espandersi”. I suoi proventi derivano daisoldi custoditi nelle banche conquistate negli ultimi anni, dalle tasse che raccoglie sul territorio, dal traffico di petrolio (commercia con il regime, saltuariamente con alcuni gruppi ribelli, si affida a intermediari per i traffici verso Turchia, Giordania e Kurdistan iracheno) e di manufatti archeologici.
Si stima che i combattenti dell’IS siano al massimo 80.000, di cui circa 30.000 stranieri (i cosiddetti foreign fighters). I successi militari e la forte presa esercitata sui seguaci dell’organizzazione ha reso l’IS un vero e proprio brand, in concorrenza diretta con al-Qaeda. Da fine 2014 altri gruppi hanno richiesto l’affiliazione all’IS, che ad oggi vanta franchise in Nigeria, Algeria, Libia, Egitto, Arabia Saudita, Yemen, Caucaso, Afghanistan, Pakistan.

Jaysh al-Fatah (Esercito della Conquista)

Coalizione-ombrello che riunisce diversi gruppi ribelli islamisti di diverso orientamento politico e religioso, in uno spettro che va dall’islamismo politico della Fratellanza Musulmana, all’estremismo salafita,  all’ideologia prettamente jihadista. Nata a marzo 2015, è riuscita a infliggere una serie di pesanti sconfitte all’esercito lealista di Bashar al-Assad, occupando l’intera provincia di Idlib (nord-ovest della Siria) e spingendosi a ridosso di Latakia, roccaforte del regime. La coalizione è attiva anche nelle aree di Aleppo, Hama, Homs. In lotta tanto contro il regime quanto contro i curdi di Efrin e l’IS, è il principale bersaglio dei bombardamenti russi.
componenti principali di Jaysh al-Fatah (JaF), per capacità militari e peso politico in seno all’alleanza, sono Jabat al-Nusra e Ahrar al-Sham. Altri gruppi minori sono Liwa al-Haqq, Jund al-Aqsa, Jaysh al Sunna, Ajnad al Sham. Si stima che il numero di combattenti si aggirasse inizialmente intorno ai 12-15.000, oggi verosimilmente aumentato. JaF ha ricevuto finanziamenti da Arabia Saudita, Qatar e Turchia. Nella seconda metà del 2015 si sono moltiplicate le voci di gravi frizioni in seno alla leadership della coalizione, dovute ad agende politiche divergenti e a considerazioni tattiche di segno opposto. Lo scontro maggiore sarebbe avvenuto fra Jabat al-Nusra e Ahrar al-Sham.

Jabat al-Nusra li-Ahli al-Sham (Fronte del Supporto per il Popolo del Levante)

Meglio conosciuto come Fronte al-Nusra (JaN), il gruppo guidato da Abu Muhamad al-Golani è la filiale ufficiale di al-Qaeda in Siria. Creato all’inizio del 2012 su ordine di Ayman al-Zawahiri, il successore di Osama bin Laden alla guida di al-Qaeda, ha come obiettivo principale la creazione di un emirato islamico in Siria. Oltre alla componente militare, JaN ha sviluppato una forte propensione verso il proselitismo (dawa), che si esplicita tramite la fornitura dei servizi essenziali alla popolazione e l’amministrazione politico-giudiziaria del territorio. Dopo la rottura con l’IS, con cui era stato alleato, JaN ha lasciato le aree centrali della Siria (Raqqa, Deir ez-Zour) per stabilirsi nella provincia di Idlib. L’abilità militare dei suoi componenti e la buona disponibilità di armamenti pesanti ne ha fatto il perno della coalizione JaF e un punto di riferimento per molti combattenti stranieri, tra cui vanno segnalate alcune brigate composte da miliziani del Caucaso e dell’Asia Centrale. Il gruppo è attivo anche nel sud-ovest della Siria (Quneitra, Daraa), con alleanze a geometria variabile con il Fronte del Sud.
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Harakat Ahrar al-Sham al-Islamiyya (Movimento islamico degli Uomini Liberi del Levante)

Noto più semplicemente come Ahrar al-Sham (AaS), il gruppo ha strettamente intrecciato la sua lotta a quella di al-Nusra, dunque con l’ideologia qaedista. Nonostanterecenti tentativi di accreditarsi come fautore di un islamismo politico dai toni moderati (sia per ottenere finanziamenti e supporto militare dall’estero, sia per non venire estromesso dall’agone politico al termine della guerra civile), AaS può essere identificato come unmovimento estremista salafita. Insieme a decine di altre brigate fa parte della coalizione Fatah Halab. Ad ottobre 2015 il gruppo ha subìto un’importante scissione: la fazione più moderata ha dato vita a Jaysh al-Sham. Secondo alcuni osservatori, per i toni concilianti verso la parte più laica dell’opposizione ad Assad e i buoni rapporti con alcune potenze regionali, il gruppo potrebbe fungere da “ponte” e migliorare il coordinamento tra le diverse anime dell’eterogeneo fronte ribelle. Ma per altri si tratta solo di un’operazione di facciata.

Coalizioni anti-regime di Aleppo

Nella seconda metà del 2015 le diverse milizie ribelli attive nell’area di Aleppo si sono coalizzate in due principali “sale operative”: Fatah Halab o Conquista di Aleppo e Ansar al-Sharia o Sostenitori della Sharia (a destra il logo di quest’ultima). Con l’intervento della Russia a fianco di Assad e l’aumento della pressione su Aleppo, queste due coalizioni si sono ritagliate un ruolo di primo piano nei combattimenti, sia contro il regime che contro l’IS. Non esistono confini netti fra i due gruppi: alcune milizie partecipano in entrambi. La differenza più evidente è l’esclusione da Fatah Halab del Fronte al-Nusra, che rappresenta invece il nerbo di Ansar al-Sharia. Quest’ultima raccoglie diverse milizie che in passato hanno combattuto a fianco dei qaedisti. Fatah Halab, invece, comprende anche alcune tra le più importanti brigate turcomanne (come Sultan Murad), apertamente appoggiate dalla Turchia. Il prosieguo delle operazioni di questa coalizione sembra legato al mantenimento delcanale di rifornimento diretto con la Turchia, lungo la tratta Kilis-Azaz-Marea-Aleppo.

Jabat al-Janoubia (Fronte del Sud)

Nato all’inizio del 2014, il Fronte del Sud (FS) raccoglie circa50 piccole milizie variamente eredi dell’ormai defunto Esercito Siriano Libero, la prima grande coalizione ribelle anti-Assad. È attivo principalmente nelle aree di Quneitra, Daraa e Sweida; costituisce il principale raggruppamento ribelle nel sud della Siria. Non è strutturato in modo rigido, piuttosto la sua azione si sviluppa come un coordinamento e unafluida creazione di alleanze momentanee tra le diverse milizie. Occasionalmente, alcuni suoi componenti hanno lanciato offensive congiunte insieme al Fronte al-Nusra. Il FS riceve supporto finanziario, militare e logistico dall’Occidente e da numerosi paesi arabitramite il Centro di Operazioni Militari di Amman in Giordania. Ha tra le sue priorità il ripristino delle normali funzioni amministrative e giudiziarie sul territorio, con una strategia chemira a costruire una solida base di supporto tra la popolazione.

Jaysh al-Islam (Esercito dell’Islam)

Gruppo ribelle di orientamento islamista-salafita passato attraverso diversi mutamenti e alleanze, dal 2013 ha la fisionomia attuale. Raccoglie sotto un’unica bandiera circa 50 milizie minori. Il leader storico del gruppo, Zahran Alloush, è stato ucciso in un raid russo alla fine del 2015. La zona di operazioni principale è Damasco, nei quartieri di Douma e Ghouta est, ma ha partecipato insieme a JaF nell’offensiva su Idlib e Jisr al-Shugur nel 2015, schierandosi quindi di fianco al Fronte al-Nusra e Ahrar al-Sham.Il principale finanziatore estero del gruppo è l’Arabia Saudita. Secondo alcuni osservatori, l’orientamento salafita di Jaysh al-Islam può costituire un argine al più estremo richiamo alla jihad di al-Nusra. Tuttavia le reali intenzioni del gruppo sono dubbie, come molto discussa è stata la figura di Alloush e l’impronta che ha dato ai vertici del gruppo.

Syrian Democratic Forces (Forze Siriane Democratiche)

Coalizione nata alla fine del 2015 nel nord-est della Siria, con l’obiettivo dichiarato di contrastare l’IS. La maggior componente militare è inquadrata nell’YPG e nell’YPJ, lemilizie curde legate al partito curdo-siriano Pyd e al Pkk. LeSyrian Democratic Forces (SDF) sono state costruite attorno a un raggruppamento precedente chiamato Burkan al-Furat(Vulcano dell’Eufrate), che riuniva alcune brigate del vecchio Esercito Siriano Libero (Liwa Thuwar Raqqa, Jaysh al-Thuwar) e le forze curde. Attualmente combattono sotto questa etichetta anche milizie turcomanne e altre arabe (al-Sanadid, legata all’influente tribù Shammar). Godono dell’appoggio esplicito degli Stati Uniti (armi, consiglieri militari, logistica, supporto aereo) e rappresentano per la Coalizione Internazionale la principale forza sul campo nella lotta all’IS. Le SDF non combattono contro Assad, che mantiene alcuni importanti capisaldi ad Hasakah e Qamishli.

Esercito Arabo Siriano

L’esercito regolare della Siria. Nonostante potesse contare sullasupremazia aerea e su buoni armamenti, dall’inizio del 2015 si è rivelato in seria difficoltà nel contenimento dei diversi gruppi ribelli arrivando a controllare solo un quarto dell’intero territorio nazionale. Composto inizialmente da circa 300.000 uomini, a causa del prolungato conflitto e delle numerose defezioni si stima che il numero di effettivi sia ora dimezzato. Oltre ai reparti speciali (le famigerate Shabiha, le National Defense Forces), l’esercito di Assad gode di un vasto sostegno garantito da Russia, Iran e il gruppo libanese Hezbollah.
La Russia è intervenuta militarmente a fianco di Assad nel settembre 2015, dando il via a una campagna di bombardamenti contro le milizie ribelli nell’ovest della Siria. L’obiettivo principale nel breve periodo è consolidare e mettere in sicurezza il regime nell’area costiera di Latakia e lungo l’asse Damasco-Aleppo, scongiurando il collasso del residuo di struttura statuale ancora in piedi e soprattutto dell’esercito, nonché la perdita di un prezioso alleato nella regione.
L’Iran ha garantito il suo sostegno attraverso i reparti specializzati nelle operazioni all’estero (laForza Qods del generale Soleimani) e tramite decine e decine di milizie sciite, principalmente provenienti dall’Iraq. Determinante già dal 2013 è stato l’apporto del gruppo libanese Hezbollah, che continua a partecipare alle principali offensive dell’esercito regolare. Secondo alcuni osservatori, a guidare numerosi reparti dell’esercito siriano sarebbero comandanti iraniani e di Hezbollah, sicché il ruolo e il reale potere di Assad sarebbero fortemente ridimensionati.
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Photo credit. La mappa è curata e aggiornata ogni due settimane sul suo profilo twitter da@arabthomness.


Chi è Lorenzo Marinone

Giornalista, è caporedattore della sezione Medio Oriente del quotidiano online East Journal. Collabora come analista di relazioni internazionali su Medio Oriente e Nord Africa con il Centro Studi Internazionali e con Osservatorio di Politica Internazionale. Ha collaborato con Il Manifesto, rinnovabili.it, Eco dalle Città. Ha un Master in Peacekeeping and Security Studies, conseguito all'Università di Roma Tre, e una laurea magistrale in filosofia, conseguita all'Università di Torino, con lode. E' nato nel 1987, vive a Roma. Parla inglese e francese e studia arabo.


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