36 - Le riflessioni dopo Colonia.








09 gennaio 2016









Cosa possiamo scrivere –in aggiunta a quanto già detto- noi che siamo importanti come una formica che cammina su una rotaia dove passa un freccia rossa?
I fatti di colonia mi stimolano tre riflessioni.
La prima é che i media hanno scoperto la tragedia con troppi giorni di ritardo.
Sui giornali italiani tuttavia la notizia ha assunto una certa rilevanza solo a partire dalla mattina del 6 gennaio. I primi cinque giorni dell’anno li abbiamo passati a discutere di una bestemmia passata in sovrimpressione sulla Rai e dei sette (poi diventati ventidue) milioni di euro incassati dal nuovo film di Checco Zalone.
In Germania la notizia é approdata sui media solo dopo cinque giorni di ritardo ed hanno cominciato a riferire sugli incidenti, benché da tempo fossero noti. La sera del quattro, il telegiornale dello ZDF, il secondo canale pubblico, ha dedicato alla folla fuori controllo di Colonia appena un minuto. I responsabili dell’emittente hanno ammesso la «Fehleinschätzung», l’errore di valutazione, ma solo via Facebook e Twitter. Troppo poco. E hanno riversato la colpa sulle autorità. Il 5 hanno dedicato in serata uno «speciale» di un quarto d’ora fuori programma, sempre senza scusarsi.
Le violenze di Colonia sono «una bomba politica», si riconosce al ministero degli Interni. Quindi, meglio censurare gli eventi di Colonia, e manipolare l’informazione?

E’ vero che alcune vittime avevano iniziato subito a informare via twitter o facebook della tragedia ma si sa  che queste fonti non sono ritenute generalmente attendibili dai media.
Hanno letto gli episodi come un aspetto privato di un fenomeno di massa, che assumeva quindi una importanza del tutto nuova per la dimensione.
Poi diciamola tutta: anche i giornalisti stavano per i fatti loro col motore al minimo e i fumi della festa al massimo.
Altro che cani da guardia. Si addormentati.

La seconda riflessione parte dal violento attacco della destra italiana contro il silenzio delle donne.
Leggiamo:
Nemmeno il numero elevato di donne violentate nella loro intimità, nemmeno l'indignazione della pubblica opinione, niente di quello che è successo a Colonia è riuscito a scalfire il muro dell'incoerenza delle femministe nostrane. 
Mille uomini, di origine mediorientale, hanno violentato e derubato oltre 100 ragazze nella notte dei Capodanno. Ma loro non parlano.
Anzi, è bene specificare. A farlo sono stati 1000 immigrati, profughi, clandestini. Bisogna essere chiari, perché le femministe italiane vivono in questi giorni un dramma interiore che le distrugge. Sono divise tra l'accoglienza-a-tutti-i-costi e la difesa dell'integrità delle donne, dell'emancipazione, della libertà femminile. Su questi bei propositi hanno fatto una legge, quella sul femminicidio, di dubbia utilità ma dal forte impatto mediatico. Eppure, si dimenticano di condannare ad alta voce gli stupri degli immigrati. Perché? Cosa le ferma?
Semplice, il buonismo. O chiamatelo come volete. Ovvero il rischio di dar ragione ai beceri della destra, ai populisti che da anni mettono la politica di fronte al problema - evidente - dell'integrazione degli altri popoli, delle culture diverse. Di quella islamica in particolare. Che in molti casi ha con la donna una relazione offensiva, lesiva dei dirititti, barbara. Come si può scindere le violenze di Colonia dagli stupri di Boko Haram, dalle violenze dell'Isis, dalle schiave Yazide e dall'imposizione del burqa? Non si può. Sono principi e modi di comportamento chesuperano le barriere e arrivano sulle nostre coste. Immutati. E poi si manifestano nelle nostre strade, nelle nostre periferie.


Pur di non dire che a mettere le mani sui seni e tra le gambe di quelle ragazze tedesche sono stati degli immigrati, le attiviste tutte preferiscono cucirsi la bocca. Quando invece occorrerebbe raccogliere gli avvertimenti di chi dice da tempo che ad integrarsi deve essere lo straniero e non un intero popolo adattarsi ai desideri di chi arriva in Occidente. Tace la Boldrini, che nel discorso di insediamento da Presidente della Camera aveva ricordato il suo impegno contro la violenza sulle donne. Quella volta era scattato l'applauso unanime dell'Aula. Oggi, invece, la Presidente ha scelto l'oblio.
Dire che aveva ragione Salvini fa male. Essere d'accordo con la Meloni, pure. E’ dalla parte del giusto anche la Santanché, che ha definito i fatti di Colonia “un atto di terrorismo contro le donne”. “Hanno dimostrato bene il loro concetto del femminile - ha aggiunto - e cioè che non sono persone ma oggetti. Come si può dialogare con chi non rispetta le persone?Dove sono le donne del Pd e le femministe? Il loro silenzio è assordante”.

L'unica ad uscire dal coro del silenzio è stata Lucia Annunziata. Che sul suo blog ha riconosciuto come “il rapporto dell'Islam con le donne è un tema devastante, intriso di violenza e di politica”, ha messo in dubbio che tutti i migranti arrivati in Europa siano davvero in fuga dalle guerre, ha chiesto “barriere successive per fare dell'ammissione in un paese un lavoro di integrazione”. Peccato che il suo sia un risveglio tardivo. Le aggressioni di Colonia, per l'Annunziata, sarebbero il “primo episodio di scontro di civiltà”. Ma non è così. Ce ne sono stati altri. Solo che sono rimasti fuori dalla porta dei salotti radical-chic.
La direttrice chiede alle femministe di iniziare una discussione sull'immigrazione per “evitare che la giustissima accoglienza di chi ha bisogno diventi la vittoria di Pirro della nostrasicurezza e indipendenza”. Ma è già tardi. Oggi sarebbe bastato stigmatizzare le violenze degli immigrati. Condannare quello che è un attacco non solo alle donne, ma al modo di essere dei Paesi che accolgono, cioè dell'Europa.
Invece è prevalso il silenzio. Colpevole.””.

Da sinistra é esplosa la posizione di Lucia Annunziata nel suo:
“”Non c'è molto da dire ma va detto. E nel più semplice dei modi: noi donne, noi donne europee, abbiamo bisogno di cominciare una discussione vera su quello che l'immigrazione sta portando nei nostri paesi; sul disagio, e sulle vere e proprie minacce alla nostra incolumità fisica che avvertiamo nelle strade, sui bus, nei quartieri delle nostre città. Una franca discussione su come evitare che la giustissima "accoglienza" di chi ha bisogno diventi la vittoria di Pirro della nostra sicurezza e indipendenza. Mi pare che qualcosa si muova in questo senso fra le donne tedesche. E se è così saremo con loro.””
Il resto lo trovate nel link che penso resterà in funzione a lungo.

Dopo queste due mi viene la terza riflessione.
Tutti quelli che sono intervenuti sui media e dalla politica appartengono –volenti o nolenti- ad una “casta” che vive poco in mezzo alle persone comuni. Basta leggere le pagine di L’Eco di Bergamo da alcuni lustri in qua per  verificare le numerosissime lettere e notizie di crimini esattamente identici a quelli commessi a Colonia verso le donne che si ripetono  viepiù nei luoghi di transito obbligato: stazioni, treni, metropolitane, locali chiusi.
La notizia “normale” di L’Eco é quella della ragazza che torna da Milano coll’ultimo treno per Bergamo e viene “violentata” dal solito delinquente che agisce sicuro perché su otto carrozze non c’é ne il controllore e ci sono poche decine di viaggiatori. Violentata nel senso che viene toccata, derubata, insultata, fatta segno di azioni sessuali, ferita. Per fortuna  negli ultimi 25 anni non c’é mai stato un morto ammazzato.
La situazione non é così solo  su una linea secondaria ma dappertutto. Sull’ultimo bus della metropoli come sulla linea ferroviaria  da Milano a Cremona.



Il ragionamento finale su questo nodo criminale mi pare abbastanza semplice da dedurre.
Le classi dirigenti del Paese, siano di sinistra che di destra, non hanno elaborato un criterio per rapportarsi a questi nuovi arrivati: che siano  bianchi dell’est, caffelatte e cioccolato  nero dell’Africa.
I primi rispondono con un buonismo d’antan e che poi ci pensino le forze dell’ordine e i preti e il volontariato. I secondi che fanno fuoco e fiamme: in galera! espelleteli! buttateli a mare! Con l’intercalare di qualche “fucilateli!” per gradire e rafforzare il concetto e poi ecco che quello che da oltre un quarto di secolo é un problema quotidiano da trattare come una antipatica pratica di polizia (poi magri diventano 120 per una sola note…), ecco  che si coagula e diventa un  fenomeno criminale di massa: “nella notte di Capodanno, mille uomini – la maggior parte dei quali giovani e stranieri – si sono radunati nei pressi della stazione ferroviaria e hanno dato il via a un feroce attacco di massa. Un centinaio di donne sono state sessualmente molestate, aggredite e derubate, vittime di una strategia tanto coordinata da costituire, secondo il ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas, una forma di crimine “di una dimensione completamente nuova”.
E non é vero che questo concentramento di violenti derivi dall’afflusso dei nuovi profughi accettato dalla Merkel perché in tutte le città europee i senza fissa dimora – bianchi, cioccolati, neri- si radunano sempre in posti ben noti. Sempre.
Che poi il numero facci scattare l’effetto branco, le forze di polizia dovrebbero ben saperlo perché é normale nelle manifestazioni.

Si leggono quindi  sulle mille facce di questa tragedia non solo i problemi portai tra di noi da società con altri modelli di civiltà e convivenza, ma vi si leggono soprattutto:
- le elite culturali e politiche dell’Ue non hanno riflettuto ed elaborato un “modello politico” di convivenza di massa da costruire tra europei ed altri. Sono sostanzialmente ancora di mentalità imperialista: noi bianchi europei comandiamo e abbiamo ragione voi dovete stare buoni obbedienti e filare dritto.
- non sanno o non vogliono nemmeno organizzare le città di fronte a questo afflusso di persone senza lavoro e senza conoscenza dei nostri modelli. Un po’ lo fanno perché vogliono trarne un vantaggio politico. Un altro po’ lo fanno per menefreghismo: ci pensino gli altri, io pago le tasse. Un'altra parte per un buonismo coglione: quello che si lava la coscienza mettendo la moneta in mano al negretto che stende la mano senza domandarsi se poi la userà per comprare un panino o giocarla alla slot.

Da un decennio in qua se riflettiamo bene le elite culturali e politiche europee si scoprono ignoranti e impreparate di fronte a troppi problemi. Vedi la crisi finanziaria internazionale del 2008: ci sono fiondati dentro e ci stanno annegando da anni e ci annegheranno per sempre. Vedi gli effetti del “portare la democrazia” che casini hanno fatto in Libia e che casini sono in corso in Tunisia Siria Turchia Arabia, Yemen, Egitto, ecc.. Che boia fuss questi maledetti che fuggono dalla Siria anziché andare in Libia ed arrivare in Sicilia (cazzi vostri italiani di merda!- si sono messi ad attraversare l’est europeo per arrivare nei paesi del nord dove  –boia fuss un’altra volta- sanno perfino che c’é un miglior welfare che in Italia. Fuori gli ori se ci volete restare da bravi emuli del nazismo.
Perfino in ambito nazionale accadono fatti particolari tra il ridicolo e il tragico. A Taranto hanno edificato una acciaieria a carbone che é più grande della città attorno la città per accorgersi che é una fabbrica di morte. Ci sono voluti due mesi di siccità e di PM10 oltre i limite per accorgersi che… bisogna limitare i consumi energetici. In un comune   dove hanno sciolto il consiglio mille volte per infiltrazione camorristica hanno scoperto che la camorra ha fatto votare pure per i grillini. Boia fuss!.

Brutto inizio d’anno infine per la Germania. Un paese che voleva essere la guida o il leader dell’Europa ha infilato tutta una fila di madornali errori proprio laddove il petto in fuori dei tedeschi pretenderebbero fossero appuntate medaglie. La vicenda WW che batte  il peggio delle furberia del sud europeo; la messa in crisi dell’austerità come sistema di governo; l’infelice uscita sull’accoglienza da perfetti impreparati dei migranti che ha scaricato addosso ad altri paesi problemi terribili; l’irrilevanza nella crisi medio orientale e adesso queso enorme errore di interpretazione valutazione organizzazione che per fortuna non ha fatto il morto.
I tedeschi e la Merkel hanno di che riflettere.


Ecco. I sei giorni perduti dai media prima di “accorgersi” della tragedia tedesca non sono un mero accidente casuale per le feste: sono il segno di un ritardo politico dell’Europa rispetto al suo futuro. E i fatti di Colonia, per quanto gravi, sono minori rispetto alla pervicace volontà degli Europei di non volere l’unità politica .


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