09 gennaio 2016
Cosa possiamo scrivere –in aggiunta a
quanto già detto- noi che siamo importanti come una formica che cammina su una
rotaia dove passa un freccia rossa?
I fatti di colonia mi stimolano tre
riflessioni.
La prima é che i media hanno scoperto
la tragedia con troppi giorni di ritardo.
Sui giornali italiani
tuttavia la notizia ha assunto una certa rilevanza solo a partire dalla mattina
del 6 gennaio. I primi cinque giorni dell’anno li abbiamo passati a discutere
di una bestemmia passata in sovrimpressione sulla Rai e
dei sette (poi diventati ventidue)
milioni di euro incassati dal nuovo film di Checco Zalone.
In Germania la notizia é approdata sui media solo dopo cinque giorni di ritardo ed hanno cominciato a riferire sugli
incidenti, benché da tempo fossero noti. La sera del quattro, il telegiornale
dello ZDF, il secondo canale pubblico, ha dedicato alla folla
fuori controllo di Colonia appena un minuto. I responsabili dell’emittente
hanno ammesso la «Fehleinschätzung», l’errore di valutazione, ma solo via
Facebook e Twitter. Troppo poco. E hanno riversato la colpa sulle autorità. Il
5 hanno dedicato in serata uno «speciale» di un quarto d’ora fuori programma,
sempre senza scusarsi.
Le violenze di Colonia sono «una bomba politica», si riconosce al
ministero degli Interni. Quindi, meglio censurare gli eventi di Colonia, e
manipolare l’informazione?
E’ vero che alcune vittime avevano iniziato subito
a informare via twitter o facebook della tragedia ma si sa che queste fonti non sono ritenute generalmente
attendibili dai media.
Hanno letto gli episodi come un aspetto privato di
un fenomeno di massa, che assumeva quindi una importanza del tutto nuova per la
dimensione.
Poi diciamola tutta: anche i giornalisti stavano
per i fatti loro col motore al minimo e i fumi della festa al massimo.
Altro che cani da guardia. Si addormentati.
La seconda riflessione parte dal violento attacco
della destra italiana contro il silenzio delle donne.
Leggiamo:
Nemmeno
il numero elevato di donne violentate nella loro intimità, nemmeno
l'indignazione della pubblica opinione, niente di quello che è successo a
Colonia è riuscito a scalfire il muro dell'incoerenza delle femministe
nostrane.
Mille uomini, di origine
mediorientale, hanno violentato e derubato oltre 100 ragazze nella notte dei
Capodanno. Ma loro non parlano.
Anzi, è bene specificare. A farlo sono stati 1000 immigrati, profughi, clandestini. Bisogna
essere chiari, perché le femministe
italiane vivono in questi giorni un dramma interiore che le distrugge. Sono divise tra l'accoglienza-a-tutti-i-costi e la difesa
dell'integrità delle donne, dell'emancipazione, della libertà femminile. Su
questi bei propositi hanno fatto una legge, quella sul femminicidio, di dubbia utilità ma dal
forte impatto mediatico. Eppure, si
dimenticano di condannare ad alta voce gli stupri degli immigrati. Perché? Cosa le ferma?
Semplice, il
buonismo. O chiamatelo come volete. Ovvero il rischio di dar ragione ai beceri della destra, ai populisti che
da anni mettono la politica di fronte al problema - evidente -
dell'integrazione degli altri popoli, delle culture diverse. Di quella islamica in particolare. Che
in molti casi ha con la donna una relazione offensiva, lesiva dei dirititti, barbara. Come si può
scindere le violenze di Colonia dagli stupri di Boko Haram, dalle violenze
dell'Isis, dalle schiave
Yazide e dall'imposizione
del burqa? Non si può. Sono principi e modi di comportamento chesuperano le barriere e arrivano
sulle nostre coste. Immutati. E poi si
manifestano nelle nostre strade, nelle nostre periferie.
Pur di non dire che a mettere le mani sui seni e tra le gambe di quelle ragazze
tedesche sono stati degli
immigrati, le attiviste tutte preferiscono cucirsi la bocca. Quando invece
occorrerebbe raccogliere gli avvertimenti di chi dice da tempo che ad integrarsi deve essere lo straniero e
non un intero popolo adattarsi ai
desideri di chi arriva in Occidente. Tace la Boldrini, che nel discorso di
insediamento da Presidente della Camera aveva ricordato il suo impegno contro la violenza sulle donne. Quella
volta era scattato l'applauso unanime dell'Aula. Oggi, invece, la Presidente ha scelto l'oblio.
Dire che aveva ragione
Salvini fa male. Essere d'accordo con la Meloni, pure. E’ dalla parte del giusto anche la Santanché, che
ha definito i fatti di Colonia “un
atto di terrorismo contro le donne”. “Hanno dimostrato bene il loro
concetto del femminile - ha aggiunto - e cioè che non sono persone ma oggetti. Come si può dialogare con chi
non rispetta le persone?Dove sono le
donne del Pd e le femministe? Il loro silenzio è assordante”.
L'unica ad uscire dal coro del silenzio è stata Lucia Annunziata. Che sul
suo blog ha riconosciuto come “il
rapporto dell'Islam con le donne è un tema devastante, intriso di violenza e di
politica”, ha messo in dubbio che tutti i migranti arrivati in
Europa siano davvero in fuga dalle guerre, ha chiesto “barriere successive per fare dell'ammissione
in un paese un lavoro di integrazione”. Peccato che il suo sia un risveglio tardivo. Le aggressioni
di Colonia, per l'Annunziata, sarebbero il “primo episodio di scontro di civiltà”. Ma non è così. Ce ne sono stati
altri. Solo che sono rimasti fuori dalla porta dei salotti radical-chic.
La direttrice chiede alle femministe di iniziare una
discussione sull'immigrazione per “evitare
che la giustissima accoglienza di chi ha bisogno diventi la vittoria di Pirro
della nostrasicurezza e indipendenza”. Ma è già tardi. Oggi sarebbe
bastato stigmatizzare le violenze degli immigrati. Condannare quello che è un attacco non solo alle donne, ma al
modo di essere dei Paesi che accolgono, cioè dell'Europa.
Invece è prevalso il
silenzio. Colpevole.””.
Da sinistra é esplosa la posizione di Lucia
Annunziata nel suo:
“”Non
c'è molto da dire ma va detto. E nel più semplice dei modi: noi donne, noi
donne europee, abbiamo bisogno di cominciare una discussione vera su quello che
l'immigrazione sta portando nei nostri paesi; sul disagio, e sulle vere e
proprie minacce alla nostra incolumità fisica che avvertiamo nelle strade, sui
bus, nei quartieri delle nostre città. Una franca discussione su come evitare
che la giustissima "accoglienza" di chi ha bisogno diventi la
vittoria di Pirro della nostra sicurezza e indipendenza. Mi pare che qualcosa
si muova in questo senso fra le donne tedesche. E se è così saremo con loro.””
Il resto lo trovate nel link che penso resterà in funzione a
lungo.
Dopo queste due mi viene la terza riflessione.
Tutti quelli che sono intervenuti sui media e dalla politica
appartengono –volenti o nolenti- ad una “casta” che vive poco in mezzo alle
persone comuni. Basta leggere le pagine di L’Eco di Bergamo da alcuni lustri in
qua per verificare le numerosissime
lettere e notizie di crimini esattamente identici a quelli commessi a Colonia
verso le donne che si ripetono viepiù nei
luoghi di transito obbligato: stazioni, treni, metropolitane, locali chiusi.
La notizia “normale” di L’Eco é quella della ragazza che torna
da Milano coll’ultimo treno per Bergamo e viene “violentata” dal solito
delinquente che agisce sicuro perché su otto carrozze non c’é ne il controllore
e ci sono poche decine di viaggiatori. Violentata nel senso che viene toccata,
derubata, insultata, fatta segno di azioni sessuali, ferita. Per fortuna negli ultimi 25 anni non c’é mai stato un
morto ammazzato.
La situazione non é così solo
su una linea secondaria ma dappertutto. Sull’ultimo bus della metropoli
come sulla linea ferroviaria da Milano a
Cremona.
Il ragionamento finale su questo nodo criminale mi pare
abbastanza semplice da dedurre.
Le
classi dirigenti del Paese, siano di sinistra che di destra, non hanno
elaborato un criterio per rapportarsi a questi nuovi arrivati: che siano bianchi dell’est, caffelatte e cioccolato nero dell’Africa.
I
primi rispondono con un buonismo d’antan e che poi ci pensino le forze dell’ordine
e i preti e il volontariato. I secondi che fanno fuoco e fiamme: in galera! espelleteli!
buttateli a mare! Con l’intercalare di qualche “fucilateli!” per gradire e
rafforzare il concetto e poi ecco che quello che da oltre un quarto di secolo é
un problema quotidiano da trattare come una antipatica pratica di polizia (poi
magri diventano 120 per una sola note…), ecco
che si coagula e diventa un
fenomeno criminale di massa: “nella notte
di Capodanno, mille uomini – la maggior parte dei quali giovani e stranieri –
si sono radunati nei pressi della stazione ferroviaria e hanno dato il via a un feroce attacco di massa. Un
centinaio di donne sono state sessualmente molestate, aggredite e derubate,
vittime di una strategia tanto coordinata da costituire, secondo il ministro
della Giustizia tedesco Heiko Maas, una
forma di crimine “di una dimensione completamente nuova”.
E non é vero che questo concentramento di violenti derivi
dall’afflusso dei nuovi profughi accettato dalla Merkel perché in tutte le
città europee i senza fissa dimora – bianchi, cioccolati, neri- si radunano
sempre in posti ben noti. Sempre.
Che poi il numero facci scattare l’effetto branco, le forze
di polizia dovrebbero ben saperlo perché é normale nelle manifestazioni.
Si leggono quindi sulle
mille facce di questa tragedia non solo i problemi portai tra di noi da società
con altri modelli di civiltà e convivenza, ma vi si leggono soprattutto:
- le elite culturali e politiche dell’Ue non hanno riflettuto
ed elaborato un “modello politico” di convivenza di massa da costruire tra
europei ed altri. Sono sostanzialmente ancora di mentalità imperialista: noi bianchi
europei comandiamo e abbiamo ragione voi dovete stare buoni obbedienti e filare
dritto.
- non sanno o non vogliono nemmeno organizzare le città di
fronte a questo afflusso di persone senza lavoro e senza conoscenza dei nostri
modelli. Un po’ lo fanno perché vogliono trarne un vantaggio politico. Un altro
po’ lo fanno per menefreghismo: ci pensino gli altri, io pago le tasse. Un'altra
parte per un buonismo coglione: quello che si lava la coscienza mettendo la
moneta in mano al negretto che stende la mano senza domandarsi se poi la userà
per comprare un panino o giocarla alla slot.
Da un decennio in qua se riflettiamo bene le elite culturali e
politiche europee si scoprono ignoranti e impreparate di fronte a troppi
problemi. Vedi la crisi finanziaria internazionale del 2008: ci sono fiondati
dentro e ci stanno annegando da anni e ci annegheranno per sempre. Vedi gli
effetti del “portare la democrazia” che casini hanno fatto in Libia e che
casini sono in corso in Tunisia Siria Turchia Arabia, Yemen, Egitto, ecc.. Che
boia fuss questi maledetti che fuggono dalla Siria anziché andare in Libia ed
arrivare in Sicilia (cazzi vostri italiani di merda!- si sono messi ad
attraversare l’est europeo per arrivare nei paesi del nord dove –boia fuss un’altra volta- sanno perfino che c’é
un miglior welfare che in Italia. Fuori gli ori se ci volete restare da bravi
emuli del nazismo.
Perfino in ambito nazionale accadono fatti particolari tra il
ridicolo e il tragico. A Taranto hanno edificato una acciaieria a carbone che é
più grande della città attorno la città per accorgersi che é una fabbrica di
morte. Ci sono voluti due mesi di siccità e di PM10 oltre i limite per
accorgersi che… bisogna limitare i consumi energetici. In un comune dove hanno sciolto il consiglio mille volte
per infiltrazione camorristica hanno scoperto che la camorra ha fatto votare
pure per i grillini. Boia fuss!.
Brutto inizio d’anno infine per la Germania. Un paese che
voleva essere la guida o il leader dell’Europa ha infilato tutta una fila di
madornali errori proprio laddove il petto in fuori dei tedeschi pretenderebbero
fossero appuntate medaglie. La vicenda WW che batte il peggio delle furberia del sud europeo; la
messa in crisi dell’austerità come sistema di governo; l’infelice uscita sull’accoglienza
da perfetti impreparati dei migranti che ha scaricato addosso ad altri paesi
problemi terribili; l’irrilevanza nella crisi medio orientale e adesso queso
enorme errore di interpretazione valutazione organizzazione che per fortuna non
ha fatto il morto.
I tedeschi e la Merkel hanno di che riflettere.
Ecco. I sei giorni perduti dai media prima di “accorgersi”
della tragedia tedesca non sono un mero accidente casuale per le feste: sono il
segno di un ritardo politico dell’Europa rispetto al suo futuro. E i fatti di
Colonia, per quanto gravi, sono minori rispetto alla pervicace volontà degli
Europei di non volere l’unità politica .
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