30 - Occupazione: la bufala post Befana







07 gennaio 2016
La pagina é composta da tre articoli. 
Il primo proviene da LaRepubblica (ma si può leggere praticamente identico su molti altri quotidiani) ed é il classico copia-incolla che i "bravi" giornalisti fanno alla domenica per guadagnarsi la pagnotta senza nemmeno porsi una domanda una.
Il secondo é il nostro intervento.
Il terzo é un redazionale di Scuola.net che riporta informazioni dal Secondo il Rapporto Excelsior di Unioncamere, reso pubblico durante il Job&Orienta di Verona lo scorso 20 novembre 2015.
Buona lettura.




LABUFALADELLABEFANA
La laurea non basta:
solo uno su due lavora dopo tre anni
In Europa solo la Grecia fa peggio dell'Italia, mentre nella Ue a 28 la media di laureati con un impiego dopo 36 mesi è pari all'80,5%. Situazione ancora peggiore tra i diplomati
La Repubblica - 07 gennaio 2016

MILANO - La laurea non basta. Almeno in Italia dove solo poco più di metà dei laureati (52,9%) risulta occupato entro tre anni dal conseguimento del titolo di studio. In tutta l'Unione europea solo la Grecia fa peggio, mentre secondo le statistiche Eurostat la media dell'Ue a 28 nel 2014 è dell'80,5%. Per i diplomati la situazione è peggiore con solo il 30,5% che risulta occupato a 3 anni dal titolo (40,2% nei diplomi professionali).

Nel complesso le persone tra i 20 e i 34 anni uscite dal percorso formativo occupate in Italia nel 2014 erano appena il 45% contro il 76% medio in Europa, indietro quindi di oltre trenta punti rispetto l'Ue a 28. In particolare il dato complessivo è lontano da quello tedesco (90%) e britannico (83,2%)
  ma anche da quello francese (75,2%).

L'Italia è in ritardo sia sull'occupazione dei diplomati (per i diplomi non professionali si registra appena il 30,5% di occupati a tre anni dal titolo
  contro il 59,8% medio Ue e il 67% della Germania) che su quella dei laureati. Per l'educazione terziaria (dalla laurea breve al dottorato) l'Italia si situa sempre al penultimo posto dopo la Grecia con il 52,9% (93,1% la Germania).

Per l'Italia si è registrato un crollo per la percentuali di occupazione dopo il titolo con la crisi economica e la stretta sull'accesso alla pensione che ha tenuto al lavoro la fascia di età più anziana. In particolare tra il 2008 e il 2014 la media di giovani occupati a tre anni dal titolo nell'Unione europea è scesa di otto punti, dall'82% al 76% mentre in Italia è crollata di oltre venti punti dal 65,2% al 45%. Nello stesso periodo in Germania la percentuale è cresciuta dall'86,5% al 90% mentre in Francia è passata dall'83,1% al 75,2%. Nel Regno Unito la percentuale è rimasta stabile passando dall'83,6% all'83,2%.

In genere i tassi di occupazione dei laureati sono superiori a quelli dei diplomati (questi ultimi risentono del tipo di diploma con un'occupabilità più alta per i titoli professionali) ma l'Italia è all'ultimo posto in graduatoria nella percentuale di giovani laureati. Secondo le statistiche Eurostat riferite al 2014 sui giovani nella fascia tra i 30 e i 34 anni gli italiani hanno la maglia nera per l'educazione
terziaria con appena il 23,9% di laureati a fronte del 37,9% della media Ue. Il dato è migliorato rispetto al 19,2% del 2008 ma meno di quanto abbiano fatto in media gli altri paesi Ue (la percentuale era al 31,2% nel 2008 ed è quindi cresciuta di oltre sei punti).






La notizia del giorno é una bufala

La notizia del giorno é una bufala che dimostra ancora una volta l’attendibilità del “giornalismo d’accatto” italiano.
Basta andare a consultare il sito di ALMALAUREA:

per leggere i risultati della  XVII Indagine (2015) - Condizione occupazionale dei Laureati.

Vi si trova la XVII Indagine, presentata al convegno "I laureati tra (im)mobilità sociale e mobilità territoriale" tenutosi all'Università di Milano-Bicocca il 28 maggio 2015, ha coinvolto quasi 490.000 laureati di 65 atenei dei 72 attualmente aderenti al Consorzio, dei quali 64 coinvolti anche nell'indagine a tre anni dal conseguimento del titolo e 54 in quella a cinque anni. Oltre a quasi  230 mila laureati post-riforma del 2013 – sia di primo che di secondo livello – ad un anno dalla conclusione degli studi universitari, sono stati intervistati tutti i laureati di secondo livello del 2011 (oltre 88 mila), interpellati quindi a tre anni dal termine degli studi e i colleghi del 2009 (oltre 64 mila), contattati a cinque anni dal termine degli studi. Infine due indagini specifiche, consolidate oramai da anni, hanno indagato i laureati di primo livello del 2011 e del 2009 che non hanno proseguito la formazione universitaria (oltre 60 mila e quasi 47 mila), contattati rispettivamente a tre e cinque anni dalla laurea.

 
Come si rileva anche dal Rapporto Excelsior di Unioncamere, reso pubblico durante il Job&Orienta di Verona lo scorso 20 novembre 2015 il problema in Italia é che le imprese faticano a trovare personale in grado di coprire i ruoli necessari per la propria organizzazione del lavoro.

 

Infine i dati occupazionali –vedasi ALMALAUREA- sono del tutto differenti da università a università ( quindi conta la “qualità” della formazione che ciascun ateneo é in grado di fornire ai suoi laureati) nel medesimo corso di laurea come sono del tutto differenti da corso a corso (vedi la maggiore occupazione per i laureati in matematica e ingegneria piuttosto che in materie letterarie).

 

Il quadro infine si completa col fatto che le imprese capaci di assumere laureati sono in numero maggiore al nord rispetto al meridione e quindi viene stimolata non tanto l’immigrazione interna (dei laureati del sud  verso le imprese del nord) quanto trattasi di persone che per conoscenze disponibilità agilità mentale anziché scegliere il nord Italia dove lo stipendio sarà la metà che in Germania o Inghilterra, scelgono questi paesi Ue )oppure fanno il salto oltre oceano…), depauperando il proprio Paese delle risorse investite per la loro formazione fino a quel momento.

 

Il fatto accertato é che in Italia la formazione scolastica (scuole superiori e università) segue ancora criteri romantici piuttosto che una attenta osservazione del mercato; le nostre imprese sono troppo piccole ed impiegano pochissimo personale di alta formazione scolastica; gli stipendi sono troppo bassi; il costo della vita é eccessivo; le occasioni di positiva mobilità professionale sono pochissime.

Per esempio il fatto che i medici italiani siano tra i laureati che emigrano maggiormente mentre negli ospedali italiani c’é scarso ricambio oltre che deficit di personale dimostra che in Italia ci sono troppi ospedali di modeste dimensioni mentre nei grandi ospedali si spende  per il quotidiano e non si investe sul futuro.








Professionisti introvabili cercasi in Italia

Secondo il Rapporto Excelsior di Unioncamere, reso pubblico durante il Job&Orienta di Verona lo scorso 20 novembre 2015, nonostante la crisi economica molte aziende non riescono a trovare facilmente alcune figure professionali e personale adeguato. I posti di lavoro "difficili" da coprire sono, nel 2014, circa 39mila: dato in risalita rispetto ai 47mila del 2013 e ai 65mila del 2012. Il disallineamento riguarda soprattutto profili di laureati in ingegneria, ma la mancanza di professionisti in determinate aree è indice, secondo le imprese, delle aspettative dei giovani lavoratori, che non desiderano cimentarsi in alcune carriere considerate di basso profilo dal senso comune, ma di cui il mondo lavorativo ha concretamente bisogno. Ma le imprese denunciano anche una certa distanza tra la formazione e il mondo del lavoro: nel 3% delle assunzioni, per l'azienda il lavoratore non ha competenze adeguate alle mansioni da svolgere.

Corsi affollati
Nell'ultimo anno, i gruppi di facoltà che hanno registrato un maggior numero di iscritti e, di conseguenza, di laureati, sono state quelle dell'area umanistica, e secondo il rapporto Excelsior, i laureati previsti nel 2014 sono il 24% che hanno seguito in particolare i corsi di indirizzo letterario (7.1%). La seconda area disciplinare più popolata è quella di tipo economico - sociale (23.3%) che vede più frequentato il gruppo delle facoltà economico-statistiche (13.7%), seguito da quello delle facoltà dell’area scientifica (9.6%).

Corsi meno frequentati
L’area scientifica conta solo il 14% degli studenti laureati nel 2014, all’interno della quale sono i corsi del settore agrario a registrare minor successo. Leggermente superiore è la percentuale dei neolaureati attesi per il 2014 nell’area di ingegneria e architettura, che si conta intorno al 19.2%, ma di cui la maggior parte è composta dagli studenti provenienti dai corsi di ingegneria. Gli studenti che hanno deciso di concludere gli studi in una facoltà di area medica, invece, sono circa il 14.6%, di cui la maggior parte è costituita dalle lauree triennali delle professioni sanitarie (11,8%). Scende rispetto al 2013 i laureati attesi dall’area giuridica (4,9%), seguiti solo dai laureati in scienze motorie che si trovano all’ultimo posto della graduatoria (1,2%).

Coerenza studio-lavoro
A volte succede che il lavoro che si trova non corrisponda esattamente al tipo di studi fatti e allora vi informiamo su quali sono gli indirizzi di studio che offrono le maggiori, e le minori, possibilità di trovare un lavoro coerente con ciò che si è studiato.
Nel 2014, le previsioni di assunzioni favoriscono soprattutto laureati provenienti
 dall’area economico-sociale, che si attestano come il gruppo con maggiore possibilità di occupazione con il 30,2% di assunzioni previste. Tuttavia bisogna precisare che tra questi laureati, quelli effettivamente più ricercati sono gli economisti e gli statistici(29%), mentre i laureati in facoltà politico-sociali vedono una riduzione dei posti di lavoro previsti a loro destinati, che ai assesta sull'1,1%. Tra le richieste più frequenti delle aziende troviamo quelle di ingegneri e architetti . A seguire le facoltà umanistiche (13.7% di assunzioni previste), che nel 2014 superano i laureati delle facoltà medico-sanitarie, quelli delle aree scientifiche e, infine, dell’area giuridica, che però subisce un incremento delle previsioni di assunzione rispetto all'anno scorso.

Fonte dati:
 “Il lavoro dopo gli studi. La domanda e l'offerta di laureati e diplomati nel 2014”, Sistema informativo Excelsior


Laureati introvabili
Ma veniamo ora a quelle figure professionali che sono richieste dalle aziende e per le quali i laureati non sono molti. Tra i primi in classifica, troviamo gli analisti programmatori. Le figure professionali cosiddette “introvabili” sono elencate nella seguente tabella:
Le prime 10 professioni in cui sono “introvabili” i laureati nel 2014.

Diplomati cercasi
Ma le richieste delle aziende non riguardano sono i laureati, ma anche una buona percentuale di coloro che possiedono semplicemente il diploma di scuola superiore. In particolare si tratta dei diplomati provenienti dagli istituti tecnici e professionali.
Tra le professioni per cui l’incidenza delle assunzioni di difficile reperimento è più alta, si registrano principalmente
 il banconiere da tavola calda e il commesso di banco, seguiti dal montatore di macchine industriali, il conducente di furgone, il confezionatore di prodotto finale, l' addetto alle mansioni semplici di segreteria, il tornitore di metalli e il programmatore informatico.
Vedi la tabella:
Le prime 10 professioni in cui sono “introvabili” i diplomati del 2014.







Nessun commento:

Posta un commento